Zucca: la cucino, la decoro o ci disegno sopra Samuele?


Ciao Hiver!
“Zucca: la cucino, la decoro o ci disegno sopra Samuele?”
Non so tu, ma io ogni anno arrivo a ottobre con una sola domanda esistenziale in testa: che diavolo ci faccio con tutte ‘ste zucche?
Perché sì, l’autunno è quella fase della vita in cui improvvisamente pensi che la tua casa abbia bisogno di diventare un set di Pinterest: foglie secche sul tavolo, candele profumate alla cannella, e — ovviamente — almeno una zucca per stanza, magari due se vuoi sembrare uno che “ci tiene all’estetica”.
Poi però la realtà bussa alla porta (anzi, la spalanca) con le manine appiccicose di Samuele, che da quando ha compiuto due anni ha deciso che ogni oggetto rotondo è una palla da calcio e che ogni cosa arancione è automaticamente “Bumba”, la sua interpretazione personale di zucca-palla-giocattolo-universale.
E lì capisci che le opzioni sono tre:
La cucini.
La decori.
O ci disegni sopra tuo figlio, nel tentativo di distrarlo abbastanza da non trasformare la cucina in un film di Tarantino versione “purea di zucca edition”.
Tutto inizia sempre con una gita innocente al supermercato.
Io e Reny, con la spesa pianificata tipo “latte, pane e basta”, finiamo — puntualmente — nel reparto ortofrutta a guardare quelle zucche perfettamente arrotondate, lucide, quasi orgogliose.
Reny mi guarda con lo sguardo di chi ha già deciso:
“Ne prendiamo solo una, piccola, giusto per dare un tocco autunnale.”
E tu lo sai già che è una bugia.
Torni a casa con tre zucche (una “per decorare”, una “per cucinare”, e una “per Samuele che vuole una palla nuova”).
Nel giro di dieci minuti la decorativa finisce in mano a Samuele, la commestibile diventa una scusa per non cucinarla subito, e la “palla-zucca” diventa un missile che vola per il corridoio, colpendo casualmente:
un vaso IKEA del 2018 (RIP);
il mio ginocchio destro;
e il povero peluche del cane di quando avevamo tempo libero.
Dopo tre giorni di contemplazione spirituale, Reny decide che “è il momento di cucinare”.
Io, ingenuamente, penso a una tranquilla serata in cucina: lei taglia, io impiatto, Samuele osserva curioso.
La realtà: una guerra di armi improprie.
Hai mai provato a tagliare una zucca con un coltello normale? È come cercare di incidere il marmo con una posata di plastica.
Dopo mezz’ora di lotta, Reny ha lo sguardo di un gladiatore che ha appena sconfitto un leone, mentre io cerco cerotti perché mi sono graffiato “moralmente” solo a guardarla.
Samuele nel frattempo ha deciso che la polpa di zucca cruda è una nuova categoria alimentare da esplorare.
“Bumba pappa!” dice felice, mentre ne addenta un pezzo grande quanto un tappo di bottiglia.
E così, mentre Reny cerca di impedirgli di trasformare la cucina in un laboratorio di slime arancione, io cerco di salvare almeno una teglia di zuppa di zucca.
Risultato finale:
la zuppa è buona, anche se leggermente “personalizzata” da una macchinina finita nel frullatore;
Samuele applaude gridando “Bumba finita!”;
e Reny giura che l’anno prossimo si compra solo le zucche finte.
Dopo la disfatta culinaria, pensiamo: “Ok, la prossima la decoriamo.”
Reny tira fuori pennelli, tempere, e quella luce negli occhi che solo chi crede nella creatività familiare può avere.
Samuele, ovviamente, è entusiasta.
Lo mettiamo sul tavolo con il grembiulino. Dopo tre minuti, la situazione è questa:
la zucca è un’opera d’arte non figurativa;
Samuele ha la faccia metà arancione, metà blu;
Reny ha una ciocca verde, e non per scelta;
io cerco di salvare il tavolo da una tempesta di tempera acrilica.
A quel punto realizzo che forse non era necessario invitare l’arte in casa.
Bastava comprare una candela profumata alla zucca, e via.
Ma ormai siamo dentro fino al collo.
Alla fine decido di partecipare anch’io: disegno due occhi storti e un sorriso inquietante.
Reny mi guarda come se avessi profanato un tempio.
“Cos’è, un gatto o un incidente stradale?”
“È l’autoritratto di un padre che ha appena perso il controllo della situazione.”
Alla fine, la soluzione più semplice arriva da Samuele.
Dopo aver tentato di mangiarla, colorarla e lanciarla, ha capito che la zucca è l’oggetto perfetto per ogni occasione:
Sedile da pilota per i suoi pupazzi;
Tamburo improvvisato (ottimo rimbombo, te lo garantisco);
e, ovviamente, nascondiglio segreto per biscotti smozzicati.
L’altra mattina l’ho trovato seduto sopra una zucca, con il ciuccio in bocca, guardando Peppa Pig.
Era l’immagine più zen dell’autunno: il piccolo Buddha della purea.
E Reny, invece di sgridarlo, ha detto solo:
“Beh, almeno non la lancia.”
Segno che, quando diventi genitore, il concetto di vittoria cambia: non si tratta più di “non sporcare”, ma di limitare i danni entro il perimetro del pavimento lavabile.
Consiglio pratico (ma ironico):
Se hai un figlio sotto i cinque anni e una zucca in casa, non provare a scegliere una sola funzione.
Non esistono “zucche da decorare” o “da cucinare”: esistono zucche multifunzione, che cambiano ruolo ogni ora.
La mattina è un ingrediente, a pranzo un pallone, il pomeriggio una tela d’artista, e la sera un’arma contundente se non gli dai il biscotto.
Il mio consiglio?
Comprane una finta e una vera.
La finta per il decoro (che non morirà in tre giorni), la vera per sentirti parte della società civile.
E poi lascia che il caos faccia il suo corso.
È l’unico modo per vivere l’autunno senza impazzire.
E così mi ritrovo con tre zucche: una semi-mangiata, una semi-colorata, e una che probabilmente ha subito un esorcismo artistico.
Ma va bene così.
Perché in fondo, tra una risata di Samuele e un “Antonio, pulisci quel disastro!” di Reny, l’autunno ha il suo fascino:
profuma di cannella, di caffè bollente e di vita vissuta un po’ troppo intensamente.
E Tu?
Che ci fai con la tua zucca? La cucini, la decori… o ci disegni sopra i tuoi figli come faccio io? 😄
Ti Abbraccio!


Hi Hiver!
"Pumpkin: should I cook it, decorate it, or draw Samuele on it?"
I don't know about you, but every year I arrive in October with a single existential question in my head: what the hell do I do with all these pumpkins?
Because yes, autumn is that phase of life when you suddenly feel like your home needs to become a Pinterest board: dry leaves on the table, cinnamon-scented candles, and—of course—at least one pumpkin per room, maybe two if you want to look like someone who "cares about aesthetics."
But then reality knocks on the door (or rather, opens it wide) with the sticky little hands of Samuele, who since he turned two has decided that every round object is a soccer ball and that everything orange is automatically "Bumba," his personal interpretation of the universal pumpkin-ball-toy.
And then you realize you have three options:
You cook it.
You decorate it.
Or you draw on it, trying to distract your son enough to keep the kitchen from turning into a Tarantino movie, "pumpkin puree edition."
It always starts with an innocent trip to the supermarket.
Reny and I, with our shopping planned like "just milk and bread," end up—punctually—in the produce section, gazing at those perfectly rounded, shiny, almost proud pumpkins.
Reny looks at me with the look of someone who's already made up his mind:
"We'll just take one, a small one, just to give it an autumnal touch."
And you already know it's a lie.
You come home with three pumpkins (one "to decorate," one "to cook," and one "for Samuele who wants a new ball").
Within ten minutes, the decorative one ends up in Samuele's hand, the edible one becomes an excuse not to cook it right away, and the "pumpkin ball" becomes a missile that flies down the hallway, randomly hitting:
an IKEA vase from 2018 (RIP);
my right knee;
and the poor dog's stuffed animal from when we had free time.
After three days of spiritual contemplation, Reny decides that "it's time to cook."
I, naively, imagine a quiet evening in the kitchen: she cuts, I plate, Samuele watches curiously.
The reality: a war of improper weapons.
Have you ever tried to cut a pumpkin with a normal knife? It's like trying to carve marble with plastic cutlery.
After half an hour of fighting, Reny has the look of a gladiator who's just defeated a lion, while I'm looking for Band-Aids because I've gotten a "moral" scratch just looking at her.
Meanwhile, Samuele has decided that raw pumpkin pulp is a new food category worth exploring.
"Bumba pappa!" he says happily, biting into a piece the size of a bottle cap.
And so, while Reny tries to stop him from turning the kitchen into an orange slime lab, I try to save at least a pan of pumpkin soup.
Final result:
the soup is good, even if slightly "personalized" by a toy car that ended up in the blender;
Samuele applauds, shouting "Bumba finita!";
and Reny swears that next year he'll only buy fake pumpkins.
After the culinary debacle, we think: "Okay, we'll decorate the next one."
Reny pulls out brushes, tempera paints, and that light in his eyes that only those who believe in family creativity can have.
Samuele, obviously, is enthusiastic.
We place him on the table with his apron on. After three minutes, the situation is this:
the pumpkin is a non-figurative work of art;
Samuele's face is half orange, half blue;
Reny has a green lock, and not by choice;
I try to save the table from a storm of acrylic paint.
At that point, I realize that maybe it wasn't necessary to invite art into the house.
All it took was a pumpkin-scented candle and off we go.
But now we're in deep.
Finally, I decide to join in: I draw two crossed eyes and a disturbing smile.
Reny looks at me as if I've desecrated a temple.
"What is this, a cat or a car accident?"
“It's the self-portrait of a father who's just lost control of the situation.”
In the end, the simplest solution comes from Samuele.
After trying to eat it, color it, and throw it, he realized that the pumpkin is the perfect object for any occasion:
A pilot's seat for his puppets;
A makeshift drum (great sound, I assure you);
And, of course, a secret hiding place for half-eaten cookies.
The other morning I found him sitting on a pumpkin, pacifier in mouth, watching Peppa Pig.
It was the most Zen image of autumn: the little Buddha of puree.
And Reny, instead of scolding him, simply said:
“Well, at least he doesn't throw it.”
A sign that, when you become a parent, the concept of victory changes: it's no longer about "not making a mess," but about limiting the damage within the perimeter of the washable floor.
Practical (but ironic) advice:
If you have a child under five and a pumpkin at home, don't try to choose just one function.
There are no "pumpkins to decorate" or "pumpkins to cook": there are multifunctional pumpkins, which change roles every hour.
In the morning it's an ingredient, at lunch a ball, in the afternoon an artist's canvas, and in the evening a blunt weapon if you don't give him a cookie.
My advice?
Buy a fake one and a real one.
The fake one for decoration (which won't die in three days), the real one to feel part of civil society.
And then let the chaos take its course.
It's the only way to experience autumn without going crazy.
And so I find myself with three pumpkins: one half-eaten, one half-colored, and one that's probably undergone an artistic exorcism.
But that's okay.
Because after all, between Samuele's laughter and an "Antonio, clean up that mess!" By Reny, autumn has its charm:
it smells of cinnamon, hot coffee, and life lived a little too intensely.
And you?
What do you do with your pumpkin? Do you cook it, decorate it... or do you draw your kids on it like I do? 😄
I hug you!

The texts are translated with simultaneous translators; for the avoidance of doubt I have decided that they will all be translated exclusively with Google Translate.Of course, English is not my first language but I try, forgive any mistakes and imperfections of Translate.
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Belle le zucche decorate! 🎃 Hai già deciso cosa farci, o Samuele decide per te? 😉
L'ultima parola spetta sempre a Samuele! :-)
!discovery
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