Trump guarda la Cina

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"Conosci te stesso e conosci il tuo nemico, e in cento battaglie non sarai mai in pericolo.", diceva Sun Tzu, nel suo famosissimo trattato di strategia militare, intitolato "L'arte della guerra", e non c'è dubbio che , la grande sfida geopolitica che si presenta sia tra le due superpotenze, USA e Cina.

Abbiamo tutti visto cosa è successo venerdì scorso, con Trump che ha annunciato dazi al 100 % contro la Cina, e questo ha creato un flash crash pauroso, soprattutto nel mondo crypto, con Btc e le altre coins che hanno fatto un tonfo istantaneo non da poco.

Poi, ovviamente come fa sempre, il Tycoon è tornato sui suoi passi ed ha auspicato qualcosa di più soft o magari degli accordi, e il mercato è tornato a respirare.

Ma mentre scrivo, Btc e le altre coins sono tornate in rosso, e girano voci nell'ambiente che grosse balene stiano mettendo grandi cifre in leva, di short rispetto a Bitcoin, magari in previsione di un altro annuncio roboante, del Presidente USA o forse di qualcun altro, chi sa, potrebbe essere l'ennesimo caso di insider trading in cui una balena si muove perchè è a conoscenza di qualcosa che a noi non è ancora dato sapere.

Intanto, negli ultimi mesi, il governo statunitense ha preso quote di proprietà in diverse aziende chiave. Tra queste figurano una quota di circa il 10% in Intel (produttore di microchip), il 15% in MP Materials (l'unica azienda mineraria di terre rare negli Stati Uniti) e circa il 10% in Lithium Americas (che controlla uno dei maggiori depositi di litio in Nord America). Inoltre, il governo detiene una "golden share" in US Steel, che gli conferisce potere di veto su decisioni aziendali importanti che potrebbero minacciare gli interessi di sicurezza nazionale.

Con queste mosse, il governo USA si sta di fatto trasformando in un investitore nel mercato azionario: questa "nuova strategia economica", solleva interrogativi sulle sue implicazioni per il libero mercato e la sicurezza nazionale, e ricorda in verità altri paesi, proprio come la Cina, in cui il governo detiene vistose quote delle aziende più importanti e strategiche, proprio per tenere sotto controllo le politiche aziendali di quelle imprese.

La preoccupazione principale di questa strategia, è che la partecipazione del governo USA possa distorcere la competizione, baluardo della capitalismo a stelle e strisce. Quando lo Stato possiede una parte di un'azienda, può influenzare non solo le politiche ma anche i profitti e le decisioni gestionali, consentendogli di "selezionare i vincitori e i perdenti" del mercato.

In più, se una azienda deve muoversi per far piacere a chi è al potere in quel determinato momento storico, investirà molti fondi nel fare "favori" ai vari governanti e rappresentanti statali (lobbying), invece di mettere i soldi su innovazione e ricerca: è , forse in piccolo, quello che abbiamo visto con il crollo dell'URSS, dove tutte questa aziende di stato miravano sempre più in basso rispetto alla competitività, mentre cercavano di aggraziarsi i dirigenti dei partito sovietico, portando poi al crollo di quel tipo di economia, che non poteva competere con il capitalismo occidentale.

Per gli investitori, questa nuova realtà introduce una nuova variabile: la politica. Le aziende che tendono a vincere potrebbero essere quelle strategicamente e politicamente allineate, non necessariamente le più innovative.

Tutto questo si fa ancora più interessante nella corsa nel campo delle AI, in cui i pochi produttori di Chip diventano aziende fondamentali non solo nel campo dell'informatica, ma anche in quelli politici e militari, quindi l'interesse del governo di "metterci lo zampino", potrebbe, per molti punti di vista, sembrare giustificato.

Energia, microchip, minerali, queste sono le risorse in cui la sfida USA-Cina si fa più aspra, e con il tempo, sembra che le strategie delle due superpotenze inizino ad assomigliarsi sempre più !

Grazie dell'attenzione e alla prossima.

Immagine realizzata con Grok



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1 comments
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Si, c'è molto lo zampino di Trump in questa strategia, è uno che vuole avere controllo, vuole gestire lo stato intero, in ogni campo anche industriale, come fosse una sua azienda

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