Sam Altman e il copyright
Non siamo a Natale, Sam Altman non è più un bambino, e Donald Trump non è certo Babbo Natale, ma iniziano già le "letterine dei desideri", scritte dai grandi magnati del Big Tech, verso la nuova amministrazione USA , per avere giusto qualche aiutino, una spintarella diciamo, una piccola mano per raggiungere il monopolio assoluto nella loro categoria.
Open Ai è stata accusata ormai tante volte di aver addestrato i suoi modelli, ChatGPT in primis, usando qualsiasi materiale trovato sulla rete, anche quel materiale coperto e protetto dal copyright: una delle controversie più rilevanti è la causa intentata dal New York Times contro Open AI e Microsoft , accusandoli di aver utilizzato illegalmente milioni di articoli per addestrare i loro modelli.
Ma il buon vecchio Sam si è difeso usando la formula del "Fair Use", una dottrina legale negli Stati Uniti che permette l'utilizzo di materiale protetto in certi casi, come per scopi educativi o di ricerca, purché trasformi l'opera originale in qualcosa di nuovo e non sostituisca il mercato del contenuto originale.
Ma a Gennaio di questo anno, poco dopo l'inaugurazione della Presidenza, è partito il progetto "Stargate", che vede un gruppo di esperti e finanziatori, con Sam Altman in testa, per portare gli Stati Uniti in cima alla classifica mondiale nella AI, o diciamo le cose in modo diretto, per battere la concorrente diretta, la Cina, in questo settore.
E proprio dalla Cina, dopo pochi giorni, è arrivata la pesantissima risposta con la distribuzione, completamente gratuita ed open source, di DeepSeek, che ancora oggi viene considerato uno dei modelli generativi più performanti.
Open AI ha quindi inviato una lettera all'amministrazione statunitense chiedendo un'esenzione totale dal copyright per utilizzare qualsiasi contenuto, protetto o meno, per addestrare le sue IA. Google ha seguito a ruota, sostenendo un'interpretazione estensiva del "fair use" per scopi di ricerca e sviluppo. Questo dovrebbe essere l'unico modo per mantenere la supremazia tecnologica degli Stati Uniti, usando la "minaccia cinese" come leva politica.
Ma ovviamente , questo ha scatenato l'ira di molti, soprattutto dei piccoli grandi creatori, che ci tengono a mantenere la paternità delle proprie opere, senza che i giganti del Big Tech possano venire a depredare tutti i loro contenuti, nel nome di una Ai War da vincere a tutti i costi.
Approvando questa richiesta, si farebbe in modo di avere grandi disparità non solo geografiche, con paesi che consentono e altri che rimangono indietro, ma anche con un divario sociale ancora più imbarazzante, con i piccoli cittadini che devono chiedere , e magari pagare, per usare materiale protetto da copyright, e le grandi aziende, piene di soldi, anche statali, che fanno il brutto e cattivo tempo con i contenuti creati dagli altri.
Grazie dell'attenzione e alla prossima.
Immagine realizzata con Grok
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It's a brave new world. Huge decisions have to be made, and the "fair use" doctrine will ultimately be retested in the Supreme Court here in the US. The problem is that there is a technology war ongoing, and the stakes couldn't be bigger. If China wins their influence will be felt world wide with only their "warped" views presented. I wish I had the answer, but the world is changing before our very eyes.
Like the old Chinese curse says: "May you live in interesting times." Maybe too interesting...
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