C'era una volta il Made in Italy
La crescita del PIL italiano, per il 2024, secondo l'Istat, si attesta intorno al +0,7 %, e questo risultato fa esultare molti politici e giornalisti, infondo, meglio avanzare un pochino che perdere terreno, meglio guardare il bicchiere mezzo pieno, invece di fare i pessimisti, o magari sarebbe meglio vedere che l'economia del nostro paese non sta andando bene, visto che è il terziario, soprattutto il settore turismo che traina sempre più zone di Italia, mentre il settore manifatturiero arranca sempre di più.
E pensare, che in un periodo a cavallo tra gli anni 50 e 60 del secolo scorso, durante il cosiddetto "Miracolo economico italiano", in alcuni anni il PIL cresceva del 6% , numeri che ora possiamo associare solo a grandi paesi asiatici come la Cina: ed è stato proprio in questo periodo di Boom economico che sono nati tanti dei marchi e delle aziende che hanno reso famosi i prodotti italiani nel mondo.
Allora non si usava l'anglicismo " Made in Italy", che forse si è diffuso più verso dagli anni 80 in poi, infatti non era raro nelle etichette leggere "fatto in Italia" o "realizzato in Italia", quando i libretti di istruzione non venivano tradotti dal cinese con Google Translate, e ancora ci si capiva qualcosa, o, almeno , le frasi avevano un senso compiuto !!!
Ma adesso, arriva l'ennesima notizia di un marco storico che va in mani straniere: Bialetti, nome famoso in tutto il mondo per le macchine da moka e caffè, è appena stata venduta ad un gruppo cinese.
Per non parlare di Lamborghini e Ducati, ormai da tempo nel gruppo Wolfswagen, o Pernigotti, in mano ad un'azienda turca, ma si potrebbe parlare anche di Valentino, Pirelli, Italcementi, Buitoni, insomma, la lista sembra non finire mai, ed ogni tanto esce un nuovo articolo di giornale che ci informa che il nostro settore manifatturiero è sempre meno "nostro".
"Questa è la globalizzazione, bellezza!", è la frase che dicono non solo molti economisti ed esperti di finanza, ma anche molti politici, soprattutto quelli seduti a Bruxelles al parlamento europeo.
Infondo, se facciamo produrre tutto alla Cina, inquiniamo meno da noi, e per noi la difesa del "Green" è una religione intoccabile, per cui sacrificare tutti i marchi storici che hanno fatto grande il nostro paese.
Ma a me sorge anche una domanda: con tutte queste cessioni, si ha anche una caduta nella qualità degli oggetti?
Viene mantenuto il gusto classico italiano per il design e la scelta dei particolari?
O forse tutto questo non importa un granchè nel mondo globalizzato di oggi, essendo l'acquirente medio, abituato a comprare cose di dubbia qualità online, incapace di riconoscere la qualità dei prodotti, ma solo pronto a spendere tanti soldi in più per il brand, per il logo, per mostrare a tutti il marchi famoso ?
Chi sa cosa ci riserva il futuro, certo è che se questa globalizzazione dovesse veramente finire da un giorno all'altro, non vedo grandi prospettive per un paese come il nostro, che sta svendendo tutto agli stranieri.
Grazie dell'attenzione e alla prossima.
Immagine realizzata con Grok
Ottimo post! Grazie per fare questi post molto interessanti. Negli ultimi anni la conservazione del Made in Italy non era un traguardo da raggiungere. La globalizzazione a fatto diventare molto ricco chi era ricco… Hanno resistito in pochi e le aziende italiane sono state vendute. Persone come Adriano Olivetti, nell’Italia di oggi, sono un sogno irrealizzabile. !CTP
Grazie a te per aver letto il mio post, è una tematica che affronto spesso ma da diversi punti di vista, purtroppo ogni tanto ci lascia un marchio importante del nostro paese, meglio tenerlo presente, visto che ai piani alti , molti fanno finta di niente.
ironman?!
I prodotti italiani qui sono dannatamente costosi, solo l'alta borghesia può permettersi un prodotto made in italy. So che l'Italia è brava quando si tratta di moda, e mi chiedo perché vendere agli stranieri, anche se se porta più valore economico nel paese allora è un affare, ma in situazioni come questa il valore deve essere più della sfida, se no non vale la pena di vendere.
Evidentemente ai singoli imprenditori conviene vendere, ma alla comunità non tanto.
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STOP
Ormai il made in Italy non lo trovi nelle grandi marche, lo trovi nel panettiere sotto casa, nel contadino di periferia da cui vai a prendere frutta e verdura... Il resto è morto con la globalizzazione e la desertificazione delle industrie in Italia... E sarà sempre peggio, imprese su imprese chiudono e tutto per cosa? Per compiacere il carrozzone UE (USA) e buttarsi nel baratro
When I was younger, we had quality items imported from Italy into Nigeria, but as you've said, all that seems to have reduced. We have more made in China products in Nigeria now. It made me wonder if Italy has stopped being a producing nation.
Well I think the priority might be changing, and I don't think it's such a good thing to leave all the production for the Chinese.
I think China is slowly taking over the world, but the scary thing is I don't think they are ready for it, they are winning because everybody else is collapsing, and that is not a sustainable future.
Yeah. It's not sustainable. I have to agree with you that it's not. I hope other countries will fix up and catch up.
Globalization isn't good for your country nor for mine. When companies are no longer locally owned quality inevitably declines. Then they want to produce everything in China to not pollute near our homes... China has horrible quality on produced goods which is why things break or fall apart so quickly. It's such a shame to see what a mess our leaders have let our economies become.
I'm hoping that here in the US we will finally be able to mine for rare earth elements again. For years mining has been prohibited to prevent "pollution". Solution, buy from China. Now they don't want to sell them to us, now what? The world is a mess, and Italy needs to reclaim it's products and make them in Italy! And we need to do the same here in the US.
sto preparando un video su Mondadori e mi sono resa conto come una volta si credeva di più sul capitale umano